L’azienda agricola ‘Valletta’, a Fiorentina di Medicina, ha ancora l’acqua sui campi. Che si erano già allagati il 3 maggio. Duecento ettari di terreni coltivati su 217 totali sono stati sommersi.
“Il torrente Quaderna ha rotto gli argini in più punti e ancora non si è riusciti a ripararli”, afferma la titolare Lucia Perdisa.
D) Che cosa coltivate?
R)“Barbabietole, girasole da seme, erba medica, sorgo, grano, orzo”.
D) Eravate pronti per la raccolta?
R)“Fra giugno e agosto avremmo raccolto tutto. Il ciclo era quasi finito”.
D) Riuscirete a salvare qualcosa?
R)“No. Abbiamo perso tutto”.
D) A che livello è arrivata l’acqua?
R)“Sui campi ce n’era un metro buono. Fossi, drenaggi… è tutto compromesso. E se non si riesce a farla defluire in fretta…”.
D) Che cos’altro può succedere?
R)“Che sia a rischio anche la prossima semina. Abbiamo una terra molto argillosa. Se l’acqua rimane ancora lì si compromette anche la raccolta del prossimo anno”.
D) Al momento, avete quantificato i danni?
R) “Abbiamo stimato danni per almeno 600mila euro”.
D) Qual è, oggi, la situazione?
R) “Purtroppo, non vediamo ancora la luce”.
D) Il livello dell’acqua non scende?
R)“Cala di un centimetro al giorno. Non sembra finire più”.
D) Dopo le piogge del 2 e del 3 maggio vi eravate attrezzati per un’altra emergenza?
R)“Eravamo pronti per pompare fuori l’acqua con le idrovore”.
D) Che cosa non ha funzionato?
R)“Siamo circondati da canali di bonifica. Ma non sono stati in grado di reggere l’esondazione di tre fiumi. Non sono fatti per certe portate d’acqua. E ora sono fermi, non si muove niente. Non capiamo perché. Ci sono animali e pesci morti… Speriamo che qualcuno intervenga al più presto”.
Lo stress, il nervosismo e una vita frenetica e caotica fanno invecchiare prima del tempo? Secondo uno studio, lo stress potrebbe essere un potente acceleratore dell’invecchiamento ma esiste una soluzione. Scopriamo cosa dice la scoperta shock.
Lo stress fa invecchiare prima? La scoperta shock
Lo stress fa invecchiare prima del tempo. Un intervento chirurgico d’emergenza, una gravidanza o una grave forma di Covid-19, potrebbe provocare un aumento dell’età biologica che però è, fortunatamente, reversibile.
Lo dimostra lo studio condotto su topi ed esseri umani, il primo a evidenziare come l’età biologica sia qualcosa di fluido che non avanza sempre in maniera lineare. I risultati sono pubblicati sulla rivista Cell Metabolism da un gruppo internazionale di ricerca coordinato da James White della Duke University School of Medicine e Vadim Gladyshev dell’Harvard Medical School di Boston.
Lo studio si basa sull’utilizzo di una nuova generazione di orologi biologici ‘epigenetici’ che valutano l’invecchiamento sulla base delle modificazioni chimiche che nel tempo vanno a rivestire il Dna cambiandone l’espressione.
Grazie a questi strumenti molecolari, sono andati a valutare le fluttuazioni dell’età biologica in seguito a stimoli fortemente stressanti. Lo hanno fatto sia nelle persone (ad esempio dopo un intervento chirurgico, una gravidanza o una grave infezione da Covid-19), sia nei topi.
I risultati dimostrano che questi eventi fortemente stressanti possono aumentare l’età biologica nel giro di poco tempo (giorni o mesi), ma il processo è transitorio e può essere invertito dopo un periodo di recupero. Gli scienziati suggeriscono che la capacità di riprendersi dallostress può essere un fattore determinante per un buon invecchiamento e per la longevità.
“La scoperta implica che un forte stress aumenta la mortalità, almeno in parte, aumentando l’età biologica. Questa idea suggerisce immediatamente che la mortalità può essere diminuita riducendo l’età biologica e che la capacità di riprendersi dallo stress può essere un fattore determinante per un buon invecchiamento e per la longevità. Infine, l’età biologica potrebbe essere un parametro utile per valutare lo stress fisiologico”, ha spiegato Vadim Gladyshev.
Stress e invecchiamento della pelle: la correlazione
Lo stress generato dalla vita frenetica produce effetti anche sulla pelle e sull’aspetto esteriore. A soffrire di più di questo “mal di stress” sono soprattutto le donne responsabili degli impegni familiari e più soggette ai processi naturali di invecchiamento cutaneo.
Uno studio realizzato dalla giornalista statunitense Anna Magee e dall’artista Auriole Prince ha fotografato gli effetti di dieci anni di vita stressante sul volto di alcuni volontari.
La pelle di una donna stressata risulta più “vecchia” addirittura di dieci anni: le tensioni disidratano la cute, producono arrossamenti in superficie e in profondità favoriscono processi infiammatori (rosacea e acne).
Inoltre, si osserva la chiusura parziale dei pori della pelle e al un aumento dell’attività del cortisolo e altri ormoni che favoriscono la produzione del sebo. Da qui la comparsa di brufoli e infiammazioni cutanee.
Il volto va incontro a una perdita di luminosità, assume un colorito grigiastro, a causa di un minore afflusso di sangue alla pelle. Compaiono borse sotto gli occhi, guance cadenti, rughe e zampe di gallina. Come fare per rimediare?
Dieta e stile di vita possono fare la differenza.
Tra i consigli principali quello di dire addio al fumo e agli alcolici. Poi è bene curare il viso e proteggerlo dai raggi UV anche d’inverno e anche in città. E seguire una sana dieta e attività fisica costante.
Per la Commissione Ue il criterio del deficit non è soddisfatto dall’Italia e da altri 13 Paesi, tra i quali anche Germania e Francia.
Il criterio del debito non è soddisfatto da Francia, Italia e Finlandia. Lo afferma l’esecutivo europeo nel pacchetto di primavera spiegando di ritenere che “il rispetto del parametro di riferimento per la riduzione del debito non sia giustificato nelle condizioni economiche prevalenti”.
La Commissione, annuncia, “proporrà al Consiglio di avviare procedure per disavanzo eccessivo nella primavera del 2024 sulla base dei dati di consuntivo per il 2023”.
La Commissione Ue raccomanda inoltre all’Italia di “garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del Piano per la ripresa e la resilienza”.
Per quanto riguarda la riforma fiscale La Commissione Ue chiede di “ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e rendere più efficiente il sistema tributario adottando e attuando debitamente la legge delega sulla riforma fiscale, preservando la progressività del sistema tributario”.
Si tratta di un sostanziale no alla ‘flat tax’. Si chiede inoltre di “allineare i valori catastali con gli attuali valori di mercato” e si raccomanda “una politica fiscale prudente, in particolare limitando l’aumento nominale della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale nel 2024 a non più dell’1,3%”.
Il mondo dell’edilizia sta facendo passi da giganti nella sostenibilità e le tegole fotovoltaiche sono una dimostrazione. In che modo funzionano? Come rivoluzionano il modo di vivere la casa?
Per far del bene al nostro pianeta è essenziale cercare costantemente soluzioni innovative ed efficienti, alleate dell’ambiente, che ci permettano di realizzare prodotti e soluzioni funzionali. In tal senso, la parola chiave è sperimentare.
Trovare valide alternative è certamente impegnativo e non ci si aspetta un’apertura al nuovo repentina e da parte chiunque. Non tutti, infatti, si definiscono pronti per optare per soluzioni o materiali dalle componenti o dal design desuete ed innovativi.
La bioedilizia però sta oggettivamente facendo il possibile per far aprire la mente a tutti i consumatori del mondo, ricordando quella che dovrebbe essere per tutti una priorità assoluta, provvedere alla salvaguardia del nostro pianeta.
Apportare costantemente miglioramenti nella nostra casa è qualcosa di prioritario, ma ciò non vuol dire che dobbiamo affidarci unicamente a soluzioni e prodotti “tradizionali” e che contribuiscono ben poco a proteggere l’ambiente, la natura e di conseguenza noi stessi.
Strutture essenziali come l’abitazione poi, dovrebbero rispecchiare chi siamo anche da un punto di vista ideologico e non solo stilistico.
Decidere di optare per prodotti e soluzioni biocompatibili o ecosostenibili è il primo passo per promuovere cambiamento e miglioramento a livello globale.
Ciò, considerando poi che le ricerche più moderne hanno permesso proprio la formulazione di soluzioni la cui funzionalità e performance sono assicurate e al pari di quelle, appunto, tradizionali. Rispettare l’ambiente infatti non significa rinunciare alla qualità, tutt’altro.
Tegole fotovoltaiche: l’alternativa ai classici pannelli
Un perfetto esempio di innovazione e funzionalità, che sorprenderà molti, è quella delle tegole fotovoltaiche, che possiamo considerare come la perfetta alternativa ai pannelli solari tradizionali che si installano sui tetti delle case e il cui prezzo è tutt’altro che economico.
Recenti studi hanno permesso di realizzare questi modelli, dotati quindi di celle solari di varie forme dimensioni. Queste, oltre a proteggere il tetto e la casa dalla penetrazione dei raggi solari, avrebbero anche un secondo fine e vantaggio, ovvero la capacità di produrre energia elettrica totalmente green.
Similmente ai comuni moduli fotovoltaici, il pannello fotovoltaico contenuto nelle tegole solari, nonostante le sue dimensioni contenute, risulta perfettamente in grado di assorbire le radiazioni solari convertendole in energia elettrica.
Ciò permette anche di aiutarci a risparmiare notevolmente in termini di utenze.
La loro potenza
Un altro innegabile punto di forza è sicuramente l’inaspettata potenza che contraddistingue questo innovativo strumento. Ci basterà pensare che una sola tegola solare fotovoltaica è in grado di generare una potenza di picco di ben 100 Wp.
Ciò considerando che, per provvedere al fabbisogno annuo di energia elettrica, ad esempio di una famiglia composta da quattro persone, le diverse ricerche hanno constatato che servirebbe un impianto di almeno 3 kW.
Questa comporterebbe un’installazione di minimo 30 tegole, tutte chiaramente dotate di cella fotovoltaica per garantire, da una parte, la protezione delle strutture dal calore e dall’altra la produzione di energia elettrica.
È poi rilevante considerare che, l’energia prodotta da questo sistema, potrà essere all’occorrenza immagazzinata in batterie di accumulo appositamente progettate. Queste consentono di creare un vero e proprio impianto di stoccaggio da utilizzare all’occorrenza.
Queste ingegnose e utili tegole fotovoltaiche si spera che diventino un must have in futuro, provvedendo così alla salvaguardia del nostro pianeta. Sono infatti già disponibili su moltissimi siti online.
Le superbollette di luce e gas? È giusto che si scarichino per intero sulle nostre tasche. Fino all’ultimo centesimo. Basta aiuti di Stato per alleviare gli effetti del carovita! L’ultima trovata della Bce esce direttamente dal Bollettino economico pubblicato ieri.
«Con l’attenuarsi della crisi energetica i governi dovrebbero ritirare le relative misure di sostegno tempestivamente e in maniera concordata per evitare di spingere al rialzo le pressioni inflazionistiche di medio termine, rendendo necessaria una risposta di politica monetaria più risoluta», si legge nel documento.
Il primo giugno rimane una “scadenza difficile” per aumentare il tetto del debito degli Stati Uniti e, a meno che la situazione di stallo con i repubblicani al Congresso non venga risolta, il governo non sarà in grado di pagare i suoi conti a metà del prossimo mese.
Lo ha ha detto domenica il segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen.
Secondo il dipartimento che controlla il bilancio federale, il governo potrebbe rimanere senza denaro e andare in default già dal primo giugno se il Congresso, dove i repubblicani controllano la Camera dei Rappresentanti, non autorizzerà ulteriori prestiti.
“Prevediamo di non essere in grado di pagare tutte le nostre bollette all’inizio di giugno”, ha detto Yellen su Meet the Press della Nbc. “Penso che sia una scadenza difficile”.
Punta sul vivo dai rilievi della Corte dei Conti europea legati all’insufficiente vigilanza esercitata sulle banche, la Bce reagisce a suo modo: ai 110 istituti di credito di cui è il guardiano, l’Eurotower si appresta a chiedere, secondo alcune fonti interpellate da Bloomberg, un innalzamento dei livelli di liquidità.
Un giro di vite indotto dai dissesti che hanno colpito alcune banche regionali statunitensi e dal tracollo di Credit Suisse, con salvataggio coatto da parte di Ubs, il cui denominatore comune è stata la fuga collettiva dei correntisti.
L’irrobustimento del cosiddetto «Liquidity coverage ratio (Lcr)», ovvero il requisito in base al quale la quantità di attività liquide di alta qualità deve essere sufficiente a finanziare i deflussi di cassa per 30 giorni, ha proprio lo scopo di evitare flirt pericolosi con il fallimento.
Si tratterebbe di un cambio di passo radicale rispetto agli anni caratterizzati dai tassi a zero e dalla liquidità abbondante, un periodo in cui l’istituto guidato da Christine Lagarde si era concentrato più sul capitale e i rischi di credito.
Anche se già nel 2021, in seguito al risalire dell’inflazione e dei costi di raccolta, la Bce aveva iniziato a insistere su un rafforzamento dei cuscinetti di liquidità. Le regole non erano poi però state cambiate.
Il nuovo corso, se sarà effettivamente confermato, arriva in un momento particolare per il sistema bancario. I sette inasprimenti del costo del denaro, per un totale di 375 punti base, hanno contribuito a un aumento significativo della redditività, come testimoniato dalle recenti trimestrali di Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Al tempo stesso, hanno tuttavia provocato fra gennaio e marzo anche il calo «più marcato dalla crisi finanziaria mondiale» (è l’ultimo Bollettino dell’istituto di Francoforte ad ammetterlo) della domanda di prestiti da parte di famiglie e imprese, mentre la contrazione della domanda di prestiti da parte delle famiglie è stata la più elevata dell’ultimo ventennio.
Il peggiorare della situazione è dato dal fatto che la flessione nei prestiti «è stata superiore alle aspettative espresse dagli intermediari nel trimestre precedente».
Inoltre, sottolinea sempre il Bollettino, gli intermediari hanno riferito un effetto frenante sulla redditività per via dei superiori accantonamenti e delle maggiori svalutazioni, che potrebbero riflettere «un più elevato rischio di credito giacché l’inasprimento della politica monetaria deprime l’attività economica e aumenta gli oneri per interessi dei prenditori».
A complicare il quadro, i rimborsi dei fondi ottenuti dalla Bce tramite i Tltro-III stanno agendo da limitatore ulteriore alla concessione di credito.
L’aumento dei costi delle rate di mutui e prestiti in seguito all’irrigidimento della politica monetaria sta d’altra parte facendo aumentare il rischio di trovarsi alla prese con crediti deteriorati.
È il timore espresso peraltro nella relazione dei giudici contabili di Lussemburgo la scorsa settimana, in cui metteva in evidenza come la Bce non utilizzasse in modo efficiente i propri strumenti «per far sì che il rischio di credito sia interamente coperto da capitale aggiuntivo».
Altri rilievi avevano riguardo la vigilanza dei crediti deteriorati pregressi e in particolare la decisione di non imporre rafforzamenti del requisito patrimoniale specifico per singola banca (secondo pilastro) nel trattamento dei «Non performing loans».
Il disastro ambientale in Romagna ha fatto scattare l’allerta lungo tutto il bacino del Po. A Torino la sala operativa della Protezione civile sarà attivata giorno e notte per monitorare la situazione maltempo.
In queste ore sono attesi fino a 180 mm di pioggia sul nord ovest e sul Piemonte facendo ingrossare la portata del Grande Fiume segnato da fragilità da lungo segnalate.
E Alessandro Bratti, segretario generale dell’autorità di bacino Distrettuale del fiume Po ammette che qualche problema potrebbe esserci. «Tutti sono allertati, la situazione è monitorata costantemente racconta ma non voglio fare la Cassandra, perché se dovessero cedere gli argini del Po sarebbe una catastrofe».
Eppure la situazione non è tranquillizzante. Il 16% delle arginature del grande fiume è a rischio soprattutto nel tratto mediano piemontese-lombardo e nel Delta del Po le criticità salgono al 50%.
Bisogna intervenire. «Quando chiedevo soldi per sistemare gli argini in tempo di siccità mi prendevano per pazzo. Ma sapevo che l’acqua sarebbe arrivata a valanga», dice sconsolato.
E ora che il disastro ha messo in ginocchio la sua regione (è nato a Ferrara), rilancia le necessità più urgenti del Grande Fiume.
«Servono 550 milioni per le opere più importanti, possono essere finanziati con il Pnrr. Ho scritto al ministero delle Infrastrutture, ma dopo due mesi non ho ancora risposte.
Spero che l’emergenza di questi giorni serva a sensibilizzare tutti sulla necessità di agire prima che altre devastazioni facciano capolino aggiunge Bratti Purtroppo anche in passato le nostre richieste sono rimaste lettera morta».
La sistemazione degli argini avrebbe dovuto essere inserita nel Pnrr già dal governo Conte 2. «Ma è stato solo silenzio. Pure dal governo Draghi». Eppure la sicurezza degli argini del Po è strategica.
E le zone più critiche riguardano il Polesine, la parte del ferrarese.
E c’è molto altro da fare. «Tutti affermano la necessità della prevenzione, del rispetto del territorio, ma in quattro legislature non si è fatto nulla, grazie alle lobby che remano contro. Purtroppo non c’è la consapevolezza e la cultura della salvaguardia del territorio. Io ho passato metà della mia vita a difendere Ispra dallo Stato che tagliava i fondi, mi toglieva le persone. E ora è successo di nuovo».
Brazzi punta il dito anche sul nuovo esecutivo. «La legge di stabilità appena approvata ha tagliato 4 milioni su dieci del nostro fondo senza spiegazioni. Ora sono in difficoltà. Bisogna pagare gli stipendi, gli studi di approfondimento, l’affitto. Il bilancio strutturalmente è di 10 milioni, l’anno scorso li ho spesi tutti. E’ come se in una famiglia che guadagna 1000 euro gliene togli 400».
Ma Bratti, ex deputato del Pd, non fa battaglie politiche. Se la prende con i governi precedenti («in sette anni non sono stati approvati i decreti attuativi della legge sul Sistema nazionale per la protezione ambientale») e plaude al Dl siccità che «ha fatto scelte molto utili e importanti dando più potere all’Autorità del Po».
Bratti se la prende anche con la burocrazia che spesso blocca anche opere già messe a terra. «Abbiamo approvato tre invasi strategici, tra cui la barriera anti sale nel Veneto per impedire l’intrusione dell’acqua del mare quando scatta la siccità.
Ci sono i fondi, i vari consorzi sono pronti. Ma è sorto un dubbio. Si applica la nuova legge sugli appalti o quella vecchia? Stiamo aspettando l’interpretazione del ministero delle Infrastrutture. Una settimana fa ci hanno detto che sono in fase di riorganizzazione e quindi non ci hanno dato risposta».
Quando l’uomo non ha sentimento di alcun bene o male particolare, sente in generale l’infelicità nativa dell’uomo, e questo è quel sentimento che si chiama noia.
( Giacomo Leopardi) dal libro “Zibaldone di pensieri”
La Regione Emilia Romagna ha attivato il numero verde per l’emergenza alluvione.
La Regione ha attivato a partire da oggi, venerdì 19 maggio, il numero verde per l’emergenza alluvione: 800024662 attivo sette giorni su sette dalle 8 alle 20.
È un sistema informativo pensato a supporto dell’emergenza alluvione in corso e che, in questa fase, cercherà di rispondere ai quesiti e di indirizzare le persone ai giusti referenti.
Tutti i cittadini potranno quindi chiamare l’800 024662 per richieste di informazione o problematiche legata all’emergenza.
“Quando verrà riattivata la corrente elettrica? Come faccio a raggiungere il paese dei miei parenti? Ho bisogno di generi di prima necessità, mi aiutate?
Ma anche: come posso dare una mano o diventare volontario di protezione civile o donare cibo, coperte, denaro alle persone alluvionate?
Per dare risposte a queste e altre domande, la Regione Emilia-Romagna ha attivato a partire da oggi, venerdì 19 maggio, il numero verde 800 024662 che risponderà 7 giorni su 7, dalle ore 8 alle 20.
Si sta formando un nuovo ciclone che da lunedì 22 maggio dovrebbe interessare in particolare le regioni meridionali e quelle del Nord-Ovest, portando altra pioggia.
Meno intenso di quello che ha colpito Emilia-Romagna e Marche, dovrebbe esaurirsi rapidamente, mentre l’area di bassa pressione sul Mediterraneo potrebbe portare altre piogge sulla penisola, in una situazione generale che continua a richiedere attenzione.
È quanto ha spiegato Silvio Davolio, dell’Istituto delle scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche ai Bologna. «Come quello passato, il nuovo ciclone si sta formando sull’Africa settentrionale e arriverà sul Mediterraneo dalla Tunisia», ha chiarito l’esperto in meteorologia e fisica dell’atmosfera.
Per il resto, «non c’è nulla di simile al ciclone passato». Quest’ultimo, infatti, «era risalito fino all’Italia Centro-settentrionale, portando piogge violente su Emilia-Romagna e Marche. Il nuovo ciclone ha continuato Davolio sembra meno intenso e dovrebbe interessare soprattutto Sicilia, Sardegna e Nord-Ovest, in particolare Liguria e Piemonte, poi tenderà a dissiparsi».
In generale, «sul Mediterraneo resta una condizione di bassa pressione, favorevole alla formazione di piogge anche sull’Emilia-Romagna.
Non si prevedono fenomeni particolarmente intensi, anche se siamo ancora in una situazione emergenziale». Nelle previsioni c’è al momento «molta incertezza» e «soltanto nei prossimi giorni sarà possibile definire la situazione con una precisione maggiore».
Che in pieno maggio arrivi sull’Italia un ciclone dopo l’altro non deve però né meravigliare né spaventare. «La parola ciclone fa paura all’opinione pubblica, ma ha sottolineato Davolio il ciclone è una struttura dinamica dell’atmosfera comune nel Mediterraneo e in alcuni casi può essere associata a eventi intensi».
In particolare, «il Mediterraneo è la zona del globo in cui i cicloni sono molto frequenti e noti. I più intensi avvengono in inverno, ma possono essere presenti fino a maggio. In estate, invece, sono deboli».
L’arrivo di un ciclone non è perciò un fatto straordinario in una stagione intermedia come la primavera, mentre «è anomala la quantità di pioggia che l’ultimo ciclone è riuscito a portare sull’Emilia-Romagna.
Questo ha chiarito l’esperto è accaduto perché fin dalla sua origine il ciclone era già carico di umidità acquisita dalle zone tropicali e altra ne ha raccolta nel Mediterraneo.
La pioggia abbondante è poi caduta su un terreno saturo, in una zona già colpita recentemente da un’alluvione».
Quanto alla relazione con i cambiamenti climatici, Davolio ha osservato che non sono ancora pronti gli strumenti che permettano di stabilire un nesso di causa-effetto in relazione a un singolo evento.
Si possono perciò individuare soltanto delle tendenze. «Gli scenari ha concluso l’esperto del Cnr indicano che i cicloni mediterranei violenti come quello appena passato potranno diventare più frequenti rispetto al passato. È un discorso di probabilità».
La retromarcia fa fatica ad entrare? La trasmissione di un’auto è uno dei componenti più importanti di qualsiasi vettura.
Non è possibile utilizzare un veicolo a motore senza che gli ingranaggi funzionino come dovrebbero. A volte, però, si può verificare un problema che causa il malfunzionamento di uno o più ingranaggi.
La retromarcia, in particolare, è facile da dare per scontata. Quando vogliamo uscire da un vialetto o da un parcheggio, mettiamo semplicemente la retromarcia e partiamo. Ecco cosa fare quando non funziona.
La retromarcia fa fatica ad entrare: ecco le possibili cause
Fluido di trasmissione basso (manuale o automatico)
Se la quantità di liquido della trasmissione è bassa, il veicolo potrebbe avere problemi di retromarcia. Un basso livello di fluido della trasmissione può causare problemi di ogni tipo con gli ingranaggi, come slittamento delle marce, problemi di cambio e surriscaldamento degli ingranaggi.
È possibile che la retromarcia sia stata colpita da surriscaldamento se la trasmissione non ha abbastanza fluido per lubrificare e mantenere freschi gli ingranaggi e i componenti interni.
Se il fluido della trasmissione è scarso, rabboccarlo per vedere se il problema si risolve e cercare i segni di una perdita di fluido della trasmissione.
Sensore di posizione della trasmissione difettoso (automatico)
A volte è meglio partire dall’origine. Quando la vostra auto con cambio automatico entra in retromarcia utilizzando la leva del cambio, un sensore elettronico indica al modulo di controllo del gruppo propulsore che la trasmissione del veicolo deve essere inserita in retromarcia.
Se questo sensore inizia a guastarsi o subisce un malfunzionamento, potrebbe non consentire all’auto di inserire la retromarcia. Spesso l’auto entra in modalità “limp” e non è in grado di cambiare oltre la terza marcia.
Corpo valvola usurato (automatico)
Ogni cambio automatico è dotato di un corpo valvola. Si tratta di un grande componente a forma di labirinto che dirige il flusso del fluido idraulico verso le valvole.
Questo è ciò che consente a un’auto di cambiare agevolmente le marce quando la situazione lo richiede.
Se il corpo valvola del cambio è difettoso, si può verificare un ritardo nel passaggio alla retromarcia o semplicemente non succede nulla dopo aver inserito la retromarcia e aver premuto l’acceleratore.
Prima o poi arriva per tutti il momento di ristrutturare il pavimento e il problema è sempre la polvere che si crea. Cambiare questo elemento di arredo comporta diversi passaggi, ma in qualche caso è possibile semplificare senza rompere il vecchio. Come si procede?
Decidere di ristrutturare casa è sempre un’ottima idea per apportare quelle migliorie che rimandiamo da diverso tempo per questioni tempistiche o economiche.
Anche i cambiamenti più piccoli infatti possono rappresentare una vera e propria svolta tra le mura domestiche, perché in grado di donare quel tocco in più che renderà diverso il modo in cui vediamo e percepiamo la nostra casa, soprattutto se abitiamo nello stesso posto da diverso tempo.
Ciò però non vuol dire che sia poco impegnativo, sia dal punto di vista tempistico che in termini di pulizia della casa. Chiaramente la complessità dei lavori dipende dal tipo di intervento che si desidera effettuare o di cui si ha bisogno.
Ad esempio, la sostituzione di un pavimento, può essere tanto faticosa quanto arricchente per la nostra casa perché le restituirà un aspetto totalmente nuovo e rigenerato.
Per minimizzare al massimo le fatiche e gli eventuali errori, possiamo scegliere metodi più versatili. Gli stessi si prestano, in molti casi, anche all’utilizzo del fai da te.
Ristrutturare il pavimento: scegliere materiali più easy
Non è necessario puntare su un pavimento nuovo, ovvero uno che comporti la distruzione e la nuova posa. Possiamo anche rimodernare questo elemento attraverso materiali più versatili e coprenti, come per esempio il laminato.
Questo può essere definito come un materiale estremamente semplice da impiegare, perché lo si può applicare direttamente sul pavimento già esistente, rendendo il processo estremamente semplice e veloce.
L’adattamento degli infissi non sarà poi un problema proprio grazie allo spessore molto sottile. Da non sottovalutare neanche il prezzo dello stesso, molto conveniente.
Abbiamo poi i pavimenti in linoleum, erroneamente confusi con il PVC. Questi donano anche un tocco green alla nostra casa poiché è una tipologia totalmente ecologica e riciclabile.
Generalmente si presenta sotto forma di rotolo che viene applicato direttamente sul pavimento già esistente, evitando le fastidiose fughe che spesso creano più danni che benefici. Infatti questo materiale, oltre all’igiene, è particolarmente apprezzato per le sue naturali proprietà antibatteriche che renderanno la nostra casa più pulita e sicura.
Il grès laminato, invece, ha come principale pregio quello di essere un materiale estremamente sottile. Il suo spessore va infatti dai 3 ai 5 mm, cosa che renderà l’applicazione sul pavimento semplice.
È anche molto versatile, disponibile in diversi colori e fantasie. È infatti particolarmente apprezzato perché in grado di adattarsi ai diversi gusti ed esigenze di chi lo sceglie.
Il microcemento è invece indicato per chi vuole dare alla propria casa un aspetto totalmente nuovo ed innovativo senza effettuare operazioni particolarmente invasive. È così chiamato perché è composto da una base cementizia che permette alla superficie di essere estremamente compatta. Dona subito alla nostra casa un aspetto fresco e moderno.
Tra gli imbattibili, da sempre amato e scelto per arredare le proprie case, abbiamo poi il parquet. Si tratta di un tipo di pavimento che rivoluzionerà totalmente l’estetica della nostra abitazione pur non richiedendo particolari operazioni e procedure e pur senza creare disagi.
Il PVC è sempre adatto
Ma tra i materiali più apprezzati, quando si parla di rimodernare e ristrutturare la propria casa, non può poi mancare il pavimento in PVC. È particolarmente indicato se dobbiamo ricoprire pavimenti rovinati o usurati, ad esempio di una casa in cui vivete da diverso tempo.
Tra i motivi per cui è vivamente consigliata la scelta di questo materiale, abbiamo la grande resistenza all’umidità. Inoltre risulta estremamente semplice da applicare al pavimento e adattabile agli stili e gusti più svariati.
Milano: Poco più di 13,5 miliardi investiti. Di questi sono 13,3 quelli ammessi a detrazione (11 miliardi sui lavori già conclusi), con un costo per lo Stato superiore ai 2 miliardi.
Sono i numeri della manovra Superbonus 110% in Lombardia, la maxi-agevolazione fiscale introdotta nel 2020 nel Decreto Rilancio (Governo Conte) per aiutare l’edilizia a risollevarsi dopo la crisi e favorire la riqualificazione del patrimonio immobiliare.
Secondo i dati aggiornati al 30 aprile di Enea l’ente pubblico che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie sotto la vigilanza del Ministero della transizione ecologica il numero di pratiche non cresce quasi più.
La Lombardia è stata la regione dove la flessione si è avvertita di più: +0,9% contro il +5,2% di marzo. La stagione del boom sembra finita, complice anche la progressiva riduzione del beneficio fiscale decisa dal Governo Meloni, con un calo che porterà la detrazione dal 110% al 65% nel 2025.
Ad usufruire del Superbonus sono stati soprattutto edifici unifamiliari: le villette o unità in cui abita una sola famiglia hanno presentato il 51,1% delle pratiche per interventi di miglioramento energetico.
Il 32,3% delle richieste di interventi con agevolazioni fiscali sono arrivate da unità immobiliari funzionalmente indipendenti, tipologie abitative che non si sono costituite legalmente in condomini. Da questi ultimi è stato presentato solo il 16,6% delle pratiche.
Cambia invece la graduatoria relativa agli investimenti medi: 687mila euro i condomini, 120mila gli edifici unifamiliari, 103mila le unità funzionalmente indipendenti.
I condomini hanno assorbito anche la gran parte degli interventi ammessi a detrazione con 7,3 miliardi: più della metà del totale regionale. Sono 3,8 quelli relativi ai lavori nelle villette o case singole e 2,1 quelli nelle unità funzionalmente indipendenti.
I tergicristalli hanno un ruolo molto importante, ma che spesso viene un po’ troppo sottovalutato. Questi elementi vanno sostituiti con la giusta frequenza e spesso ci si accorge di quanto abbiano un ruolo di spicco, solo quando iniziano a funzionare male, perché eccessivamente usurati.
Ci sono dei trucchi che possono allungare la vita dei tergicristalli, farci risparmiare soldi e aumentare confort e sicurezza di guida, eccone alcuni.
Le spazzole dei tergicristalli non devono mai essere eccessivamente dure. Se sono troppo rigide tendono ad emettere un suono caratteristico e che in genere risulta davvero molto fastidioso, in particolare se vengono azionate quando c’è poca pioggia.
Le performance generali dell’auto e del conducente, anche se non sempre ci si riflette a dovere, vengono influenzate in modo rilevante, dalle buone condizioni e dalle caratteristiche generali dei tergicristalli, dal quale dipende la visibilità.
Uno strofinio troppo rumoroso delle spazzole sul parabrezza può innervosire parecchio e essere nervosi mentre si è alla guida non è mai una buona cosa.
Una spazzola troppo rigida o consumata, inoltre come ovvio, non pulisce bene il vetro e questo può ridurre la visibilità e quindi aumentare i rischi di potenziali incidenti, per chi è al volante.
Durata tergicristalli auto: consigli utili
I tergicristalli non durano in eterno, come ogni cosa si usurano con il passare del tempo e con l’utilizzo, non tutti sembrano capirlo o semplicemente rifletterci a dovere.
Il rumore provocato da una spazzola eccessivamente dura è un buon segnale che potrebbe essere arrivato il momento di cambiarla, ma non è detto sia sempre così.
Se le spazzole dei tergicristalli non sono eccessivamente usurate, potrebbe essere sufficiente agire con una loro accurata pulizia.
Spazzole vecchie o comunque consumate, così come quelle sporche, possono in effetti dare problemi che si potrebbero confondere, sarà quindi importante analizzarle per capire come sia meglio interevenire e quale effettivamente sia la criticità con la quale si ha a che fare.
Se le spazzole sono ancora efficienti, non vanno sostituite, ma accuratemente pulite per ripristinare così il massimo confort e sicurezza alla guida.
Basta usare un panno inumidito con dell’acqua e del comune aceto per ottenere con rapidità dei buoni risultati, non solo nella pulizia, ma anche nell’ammorbidire un po’ le spazzole.
Un consiglio molto importante è di non effettuare mai l’operazione di pulizia delle spazzole dei tergicristalli sotto al sole diretto, o comunque in estate e nelle ore più calde della giornata.
L’asciugatura troppo rapida può infatti indebolire e in alcuni casi rompere le spazzole e può anche causare fastidiosi aloni sul parabrezza, che riducono la visibilità e non ultimo incidono anche sull’estetica della vettura.
Un piccolo trucco per far scorrere meglio i tergicristalli, qualora non lo facessero a dovere, creando eccessivo attrito sul vetro, è quello di usare una piccola quantità di vaselina. Deve essere davvero minima o si finirà per ungere il vetro e creare un effetto decisamente sgradevole.
Infine, l’ultimo e forse più importante consiglio è quello di prendersi sempre cura dei tergicristalli con una buona manutenzione ordinaria. In genere ogni 3000km si consiglia di passare sulle spazzole dei tergicristalli un batuffolo di cotone bagnato con acqua e aceto, utile a rimuovere con facilità residui di smog, terra e altro.
SABATO 13 MAGGIO DALLE ORE 16 PARCO DELLA RESISTENZA spettacoli circensi a cura dell’Ufficio Incredibile per bambini e famiglie
!!! IN CASO DI PIOGGIA GLI SPETTACOLI SI TERRANNO AL CHIUSO PRESSO IL POLO FIERISTICO !!! piazza Prampolini
Sarà un modo divertente per passare insieme un pomeriggio di pioggia Si invita il pubblico a portare un cuscino per assistere comodamente agli spettacoli
ingresso gratuito
CLICK, IL RUMORE DELL’ANIMA di Cia Circolabile (Italia/Francia)
Spettacolo di clown e improvvisazione. Adatto a tutte le età.
“Stoppino, fotografo di fama internazionale, in occasione della tappa del Giro d’Italia di Scandiano, ha il compito di realizzare un ritratto di famiglia del pubblico.
Se in alcune culture le fotografie rubano l’anima della gente, Stoppino prova ad intravederla e ad ascoltarla.
Nell’era del selfie, chi è ancora disposto ad essere ritratto senza avere il pieno controllo della propria immagine? Chi accetta di farsi guidare e spostare? Fino a che punto? Chi accetta di disfarsi dei propri beni per il gusto del gesto artistico?
In una rocambolesca successione di manipolazioni d’oggetti e di equilibri precari, questo fotografo scatenato metterà in scena l’intero pubblico e lo inviterà a disfarsi della propria immagine, dei suoi pregiudizi, dubbi ma soprattutto certezze.”
Cosa rende una persona particolarmente ripugnante per una zanzara? Potrebbe essere il profumo del cocco. Questa è stata una delle scoperte più curiose di un piccolo studio pubblicato mercoledì sulla rivista iScience, che ha esaminato se diversi saponi profumati rendessero le persone più o meno attraenti per le zanzare.
La risposta non era così semplice, è l’interazione dei profumi tra i corpi umani e i prodotti che usavano si è rivelata molto complicata.
“È una domanda semplice con una risposta molto complessa”, ha detto l’autore principale dello studio, Clement Vinauger, un assistente professore di biochimica al Virginia Tech che studia la genetica molecolare di come le zanzare scelgono la loro preda.
“Ciò che conta davvero è come le sostanze chimiche nel sapone si combinano con le sostanze chimiche della singola persona.”
Questo potrebbe spiegare perché il cocco sembrava respingere le zanzare , mentre i profumi agrumati noti per respingere i fastidiosi insetti sembravano invece attirarli.
Solo le zanzare femmine cercano il sangue, e solo dopo l’accoppiamento, quando hanno bisogno dei suoi nutrienti per lo sviluppo delle loro uova. Il resto del tempo si nutrono di fiori dolcemente profumati. Il profumo di una persona deriva da una combinazione unica di oltre 350 sostanze chimiche, alcune delle quali sono prodotte dal corpo e altre prodotte da batteri che vivono sopra e dentro di noi. Ognuno ha le stesse sostanze chimiche, solo in rapporti diversi, alcuni più attraenti per le zanzare rispetto ad altri, ha detto Ali Afify, assistente professore di biologia alla Drexel University di Filadelfia, che non è stato coinvolto nel nuovo studio.
Anche bere birra influisce (ma negativamente)
Ci sono alcune variabili note. La gravidanza o la malattia possono modificare i rapporti chimici e alterare l’attrattiva per le zanzare
Così può bere birra o essere fisicamente attivo. Anche profumi, saponi e lozioni svolgono un ruolo. “Tutto ciò che usi sulla tua pelle può renderti più o meno attraente per le zanzare”, ha detto Afify.
Per vedere quali sostanze chimiche potrebbero far pendere la bilancia in entrambe le direzioni, a quattro volontari è stato chiesto di lavarsi ciascuno con quattro diverse marche di sapone: Dial, Dove, Native e Simple Truth.
In ogni caso, il volontario ha lavato un avambraccio e ha lasciato l’altro intatto e poi ha indossato maniche di nylon su entrambe le braccia per un’ora.
Hanno ripetuto il processo con gli altri tre saponi. Trascorsa l’ora, i ricercatori hanno rimosso le maniche imbevute di odore. Hanno messo ogni manica in una tazza e hanno messo le tazze in una gabbia a rete piena di zanzare Aedes aegypti.
La specie si trova nella metà meridionale degli Stati Uniti e fino alla costa orientale del Connecticut. Il profumo nella tazza che ha attirato il maggior numero di zanzare è stato ritenuto il più attraente e i risultati hanno sorpreso gli scienziati.
Tutti e quattro i saponi contenevano limonene, un composto presente negli agrumi che è un noto repellente per zanzare. Ma questo non sembrava avere importanza in tre delle quattro soap opera. Hanno reso le persone più attraenti per le zanzare.
I campioni di odore prelevati dalle braccia lavate contenevano anche maggiori quantità di una sostanza chimica chiamata terpene, un composto che si trova comunemente negli oli essenziali e quello che conferisce alla cannabis il suo profumo. Il fatto che i terpeni nel sapone sembrassero rendere le persone più attraenti per le zanzare non sembrava avere un senso.
I risultati della ricerca: il cocco batte tutti
Potrebbe essere che certi profumi amplificano composti repellenti o attraenti che esistono naturalmente negli esseri umani, piuttosto che suscitare quelle risposte stesse, ha detto.
Alla fine, il team ha identificato quattro sostanze chimiche associate ad essere leggermente più attraenti per le zanzare e tre che sembravano respingerle, ma i risultati sono stati generalmente deboli e variabili per tutti i profumi chimici testati tranne uno: il cocco.
“Conferma ciò che gli studi precedenti hanno scoperto, che alle zanzare non piacciono i prodotti al profumo di cocco, quindi la nostra scommessa più sicura in questo momento è usarli”, ha detto Vinauger.
La nuova ricerca era uno studio di prova, il che significa che il team ha deciso di determinare se esistesse o meno un fenomeno che giustificasse ricerche future.
Non è ancora chiaro se il profumo di cocco stesso respinga le zanzare o se migliori una delle sostanze chimiche presenti in natura sulla pelle umana che è un repellente.
Inoltre, non è chiaro se ciò sia vero per tutte le circa 200 specie di zanzare che si nutrono di esseri umani o solo per le zanzare Aedes aegypti utilizzate nello studio.
Poiché gli odori sono complessi una combinazione specifica di circa 12 sostanze chimiche è responsabile del profumo di fragola è improbabile che un singolo profumo o composto sia l’unico responsabile dell’attrattiva di una persona per le zanzare.
“Alcuni possono svolgere un ruolo più importante, ma non ce ne sarà solo uno che è la prova schiacciante che spiega l’attrazione”, ha detto Potter.
Ci possono essere diversi problemi che impediscono di accendere l’auto con la sua chiave, fondamentalmente le cause possono avere due distinte origini, un problema alla chiave o uno alla centralina che non la riconosce.
Le cause che possono portare ad una mancata accensione dell’auto, quando si va ad inserire e girare la chiave nella stessa possono essere divise, come detto, in due grandi categorie.
Ci possono essere problemi dovuti alla chiave, che può essere danneggiata. In questo caso potremmo usare quella di scorta o far fare un duplicato.
I problemi possono però anche derivare dalla centralina, che per qualche malfunzionamento non riconosce la nostra chiave e quindi impedisce la normale accensione della vettura.
In questo caso in genere si opta per un reset della centralina, che consentirà di ripristinare il suo normale funzionamento.
Che fare se la chiave non mette in moto l’auto
Capita a molti, almeno una volta nella vita, il gesto fatto migliaia di volte, quello di accendere la propria auto, con la relativa chiave, un giorno non va a buon fine, l’automobile non si accende, cosa si può fare?
Se l’auto non parte si potrà procedere ad un avvio di emergenza, questo prevede l’inserimento di un PIN. La procedura può tornare utile in buona parte dei casi, ma non è uguale per tutte le vetture, bisognerà sempre fare riferimento al manuale della propria.
Manuale: leggere bene
In genere i vari manuali hanno sempre una sezione “Avvio di emergenza” (o simile), in cui si trovano le informazioni utili allo scopo, nel caso la nostra chiave non facesse più il suo lavoro come dovrebbe.
Gli step per provare a far partire l’auto in caso emergenza sono quello di inserire la chiave per attivare il quadro strumenti, premendo a fondo l’acceleratore per circa 8 secondi, rilasciare il pedale dell’acceleratore e contare il numero di lampeggi della spia di avaria del motore, bisognerà attendere fino a quando il numero di lampeggi sarà uguale alla prima cifra del codice PIN della chiave (che viene fornito al momento dell’acquisto dell’auto, assieme alla seconda chiave, quella di scorta).
A questo punto andrà nuovamente premuto il pedale dell’acceleratore fino a quando la spia che segnala l’avaria del motore non si accenderà, restando fissa per 4 secondi. Si dovrà rilasciare il pedale, appena la spia si sarà spenta.
La spia ricomincerà poi a lampeggiare e l’operazione andrà ripetuta allo stesso modo, fino ad inserire le cinque cifre che vanno a comporre il PIN registrato nella centralina della vettura.
Se i passaggi sono stati eseguiti correttamente, l’auto ripartirà, in caso contrario bisognerà ripetere tutta la procedura.
Questo avvio di emergenza è piuttosto lungo e laborioso, va usato quindi solo come strumento per poter accendere l’auto e portarla subito da un meccanico, che potrà capire la causa del problema e all’occorrenza intervenire con il citato reset della centralina.
Questa procedura va considerata come provvisoria e d’emergenza, non va ripetuta ogni volta in fase di accensione del veicolo, ma solo se la chiave non funziona e non abbiamo alternative.
L’auto andrà appena possibile fatta controllare da un esperto, che potrà individuare, riconoscere e andare a risolvere il problema una volta per tutte.
Sabato 6 Maggio 2023, al Cinema Teatro Boiardo di Scandiano provincia di Reggio Nell’Emilia la medaglia d’oro olimpica di Mosca 1980, Sara Simeoni.
La Simeoni è stata intervistata della giornalista di Telereggio Manuela Catellani per parlare di sport, educazione, stili di vita.
Campionessa olimpica nel 1980 e medaglia d’argento ai giochi olimpici nel 1976 e nel 1984. È stata primatista mondiale del salto in alto con la misura di 2,01 m stabilita due volte nel 1978, anno in cui vinse il campionato europeo.
Ha vinto inoltre due medaglie d’oro alle Universiadi, altrettante ai Giochi del Mediterraneo e quattro titoli di campionessa europea indoor.
Quattordici volte campionessa italiana, ha detenuto il primato italiano per 36 anni dal 12 agosto 1971 all’8 giugno 2007, quando fu superato da Antonietta Di Martino.
Nel 2014 fu eletta “Atleta del Centenario”, insieme ad Alberto Tomba, in occasione dei 100 anni del CONI.
Ricordiamo a tutti i gentili visitatori del blog che il 16 maggio 2023 si svolgera la decima tappa del Giro d’Italia con partenza da Scandiano e arrivo a Viareggio.
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Come arredare una cucina stretta e lunga in modo efficace? Non tutte le case dispongono di ampi spazi aperti. Le nostre idee di cucine strette sono perfette per chi non ha la fortuna di avere uno spazio ampio e socievole.
Se avete una cucina lunga e stretta, conoscerete bene il difficile compito di farla sembrare più ampia di quanto non sia in realtà, alla disperata ricerca di trucchi da interior designer per rendere il vostro spazio bello e funzionale.
Nell’ultimo decennio sono cambiate molte cose nel modo in cui progettiamo e utilizziamo le nostre cucine, ma c’è qualcosa di rassicurante nel modo in cui le idee e le disposizioni delle cucine strette si sono adattate e hanno prosperato nella casa moderna.
Come arredare una cucina stretta e lunga: idee originali
Investite in armadietti su misura se avete un layout scomodo
Se la cucina media è composta da quattro pareti dritte e da una serie di cubi, non tutte le stanze sono così accomodanti.
Le idee per cucine strette possono richiedere più tempo per la progettazione, ma con un’attenta gestione e la consulenza di un esperto, le stranezze costruttive apparentemente negative possono essere sfruttate a proprio vantaggio.
Le idee di armadietti da cucina su misura si rivelano davvero efficaci in questo caso, in quanto consentono di sfruttare al meglio lo spazio e di lavorare con angoli e curve insolite, aggirando con ordine gli elementi più difficili.
È importante non vedere uno spazio difficile, ma piuttosto l’opportunità di creare qualcosa di unico.
Sfruttare ogni centimetro di spazio
Adoro l’idea di una cucina classica, dato che è intima e speciale. Costringe a pensare a come disporre ogni centimetro e mi piace anche la mentalità di usare tutta la cucina piuttosto che solo quell’angolo tra la cucina e il lavello.
Utilizzare un’isola per separare uno spazio aperto
Negli ultimi anni si è evoluto un terzo scenario di cucina. Le cucine moderne possono far parte di uno spazio molto più ampio, con una cucina a parete e una lunga isola che corre parallelamente, separando una zona giorno o una zona pranzo.
Pur seguendo l’impronta della doppia cucina, la sensazione è diversa, in quanto si tratta di uno spazio più leggero, più aperto e più socievole.
Mobili senza maniglie
Per creare una sensazione di spaziosità, optate per unità eleganti senza maniglie, finiture chiare e superfici lucide che riflettono la luce, riducendo al minimo il disordine.
I progressi tecnologici nel campo delle ante con apertura e chiusura a pressione hanno reso possibile l’eliminazione delle maniglie sia nei pensili che nelle basi.
Le malattie cardiovascolari sono una delle principali cause di morte in molti paesi del mondo. Per questo è importante fare attenzione alla propria alimentazione, e, se possibile, privilegiare gli alimenti che favoriscono una buona circolazione del sangue.
Questi sono gli alimenti più potenti per prevenire la formazione di problemi cardiovascolari:
1. Salmone
Il salmone è uno dei pesci più sani che ci siano, ha effetti benefici sul cuore grazie alla grande quantità di acidi grassi che aiutano a prevenire il colesterolo.
2. Cachi
I cachi contribuiscono a ridurre il tasso di colesterolo.
3. Curcuma
La curcumina presente in questa spezia ha molte qualità. Aiuta a prevenire un eccessivo accumulo di grassi nelle arterie ed è un forte purificante.
4. Tè verde
Il té verde è un famoso calmante e potenziatore di energia, antiossidante, riduce l’assorbimento del colesterolo. Basta una tazza al giorno per vederne gli effetti benefici.
5. Anguria
Sono ricche di elementi nutritivi utili nel ridurre la formazione di placche nei vasi sanguigni.
6. Broccoli
Le verdure a foglia verde, ed in particolare i broccoli sono ricchi di nutrienti che aiutano a dilatare i vasi sanguigni, agevolando in tal modo una migliore circolazione del sangue.
7. Spinaci
Sono una vera miniera di risorse naturali (vitamine, minerali, fibre e proteine) che rafforza il nostro stato di salute oltre ad agevolare una buona circolazione sanguigna.
Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha dato mandato al Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica del prezzo della pasta.
Proprio nei giorni scorsi l’Unione italiana consumatori aveva denuncia che da giugno 2021 a oggi, in poco meno di due anni, il prezzo di un chilo di pasta è aumentato del 37%, mentre l’aumento registrato nel mese di marzo è stato del 17,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente . Ben oltre l’inflazione.
L’aumento del prezzo della pasta è avvenuto contestualmente al calo delle quotazioni del grano duro, che agli agricoltori è stato pagato il 30% in meno nell’ultimo anno, cioè nello stesso periodo in cui il prezzo della pasta aumentava del 18%.
Convocata per l’11 di maggio, sarà questa la prima riunione della commissione creata con il decreto trasparenza.
Cresce la rata dei mutui a tasso variabile. E cresce anche quella dei nuovi mutui a tasso fisso. Ma le conseguenze del nuovo aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce, quello di riferimento è salito di 25 punti base al 3,75%, vanno oltre i finanziamenti per l’acquisto delle case.
L’aumento del costo del denaro, ritenuto indispensabile per contrastare la corsa dell’inflazione, porta con sé effetti che incidono sull’intero settore economico.
La causa principale è che il rialzo dei tassi di interesse è uno strumento utilizzato per agire sulla leva della domanda, rallentandola, per avere un effetto analogo sui prezzi.
Il problema, sostanziale, è che un rallentamento della domanda è per definizione un fattore che penalizza la crescita. La politica monetaria deve fare i conti con questo dilemma e prendere decisioni che consentano di raggiungere un equilibrio sostenibile tra le due spinte opposte.
In questa fase, guardando al rapporto tra costi e benefici di una stretta monetaria che continua a diventare più pronunciata, vanno valutati i rischi per l’economia reale, che secondo diversi osservatori (l’ha detto con chiarezza l’economista Lucrezia Reichlin in un’intervista all’Huffpost) le banche centrali potrebbero sottovalutare.
La parole del presidente della Bce Christine Lagarde sono piuttosto chiare rispetto all’intenzione di non invertire la rotta tracciata. Sul fronte dei tassi “negli ultimi 9 mesi abbiamo fatto molta strada e continuiamo questo processo, non siamo ancora arrivati” alla destinazione, “non pensiamo a una pausa ma sull’esatto livello” dei prossimi aumenti è ancora presto per parlarne: “non ho un numero magico” su quale sia il livello sufficientemente restrittivo.
Nella discussione, aggiunge, “c’è stata una varietà di opinioni: alcuni erano favorevoli a un aumento da 50 punti, altri a uno da 25. Nessuno invece ha proposto lo zero”. In questo processo, ha evidenziato, “non conta la destinazione ma il viaggio”.
L’effetto più evidente di questo viaggio è l’inasprimento delle condizioni per chi paga un mutuo. In questo senso, le decisioni della Bce hanno un peso maggiore nei Paesi come l’Italia in cui la casa di proprietà è un bene diffuso e ambito.
I calcoli delle associazioni dei consumatori, che stimano solo da questo rialzo un incremento di 20 euro per le rate dei contratti variabili e un aggravio che può arrivare a 3.540 euro considerando la sequenza di rialzi da 2021, rappresentano però una parte del conto complessivo da pagare.
Se i conti della Bce dovessero rivelarsi sbagliati, o anche solo troppo ottimisti, l’effetto congiunto di un’inflazione che continua a restare alta, perché la politica monetaria fatica a trasmettere le sue decisioni all’economia reale, e dell’aumento del costo del denaro potrebbe innescare una nuova spirale recessiva.
Considerando anche che le condizioni del sistema bancario, con le crisi delle banche americane e il caso Credit Suisse appena riassorbiti, non contribuiscono alla stabilità e alla fiducia sui mercati finanziari.
Il quadro, al contrario, resta dominato dall’incertezza e anche la politica monetaria potrebbe presto fare fatica a difendere il dogma della lotta all’inflazione.
Un famoso chiaroveggente è stato “resuscitato” attraverso l’uso di un’intelligenza artificiale per fare previsioni per il futuro.
Purtroppo, le previsioni indicano che i prossimi 100 anni saranno difficili per l’umanità, come già predetto dal mistico francese Nostradamus nel suo libro Les Propheties, in cui molte delle sue previsioni si sono rivelate sorprendentemente accurate.
L’intelligenza artificiale ha così predetto che circa 65 anni dopo la crisi del Covid, il mondo sarà colpito da “un’altra malattia mortale”, ma questa volta l’umanità si unirà per affrontare la sfida, dimostrando unità e scienza per sconfiggere la malattia.
Come se non bastasse, anche Bill Gates, il fondatore di Microsoft e noto filantropo, ha parlato della pandemia e delle sue conseguenze future nel suo nuovo libro “How To Prevent the Next Pandemic”.
Gates ha affermato che il pericolo Covid-19 non è ancora superato e che la percentuale che la pandemia non abbia ancora visto il peggio è sopra al 5%.
Inoltre, ha esortato i Paesi ad agire in fretta per evitare nuove pandemie in futuro, sottolineando la necessità di creare un team di esperti per identificare rapidamente le minacce alla salute mondiale.
Nuovo virus primaverile che “sembra Covid” ma non lo è: i sintomi e dove si sta diffondendo
Nel periodo tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 si è verificato in Europa un aumento “anomalo” di casi di infezioni da streptococco di Gruppo A, comprese le forme lievi come la scarlattina, le tonsilliti e le infezioni della pelle.
Anche in Italia si è registrato un aumento delle infezioni, con molte persone che hanno affollato le farmacie per richiedere tamponi e antibiotici.
Non è Covid, anche se sembra: gli streptococchi di Gruppo A e B sono batteri presenti nelle mucose orali e faringee e possono causare diverse malattie, tra cui faringite, tonsillite, scarlattina, polmoniti e infezioni della pelle.
Secondo il dottor Vincenzo Tipo, primario del Pronto Soccorso dell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli, l’aumento delle infezioni da streptococco di Gruppo A è dovuto alla concomitanza della circolazione di virus influenzali e respiratori, che sembra aver favorito la diffusione dell’infezione streptococcica in un periodo diverso dall’inverno e dall’inizio primavera.
Cappotto termico con isolante a base naturale o a base sintetica? Ecco come l’indicatore ENEA può aiutare nella scelta.
Si chiama ISEA e permette di quantificare l’impatto energetico, ambientale ed economico dei materiali isolanti per l’isolamento termico.
Si chiama ISEA, Indice di Sostenibilità Economica e Ambientale. Ma si legge indicatore. Infatti, ENEA ha messo a punto uno strumento con cui sarà possibile quantificare l’impatto energetico, economico e ambientale dei vari materiali isolanti presenti nel cappotto termico.
Questo sarà utile anche per quanto riguarda il tipo di edificio e della fascia climatica di interesse.
Del resto, ridurre le emissioni inquinanti del settore edilizio è un obiettivo comune ma non sempre possibile. Soprattutto, per via delle lacune in merito al calcolo dell’impatto ambientale di un determinato sistema isolante a parità di efficienza energetica.
Come funziona l’indicatore di ENEA per il cappotto termico
L’indicatore è stato concepito a seguito di simulazioni energetiche condotte da ENEA. Sono 60 città italiane prese in esame, le più rappresentative per numero di abitazioni, popolazione e condizioni climatiche.
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista online Sustanaibility.
Tra tutti gli interventi di efficienza energetica, il cappotto termico continua ad essere quello più gettonato, se non il preferito dalle famiglie italiane.
Specialmente se si devono occupare di ristrutturazione. Ed è anche facile capirne il motivo. Si tratta in sostanza di un sistema di isolamento termico dell’involucro (esterno ma anche interno) che ottimizza le prestazioni energetiche degli edifici.
Si migliora il comfort abitativo grazie a una ottimacoibentazione termica e un isolamento dal caldo e dal freddo. Un accorgimento che aiuta di fatto a ridurre i consumi e abbassare le bollette del riscaldamento ma anche del raffrescamento estivo.
Ma i vantaggi non sono finiti: esso contribuisce a isolare a livello acustico, oltre al fatto di non avere punti di involucro edilizio in cui si disperde calore e si hanno condensa e muffa (i cosiddetti ponti termici).
Detto questo e prendendo in considerazione gli interventi di riqualificazione dell’involucro edilizio che prevedono l’utilizzo dei materiali isolanti più commerciali e quelli prodotti con materie prime naturali e rinnovabili, si è in grado di stabilire quelli a maggior e minor impatto ambientale per tutto il ciclo di vita.
Ovviamente, in funzione della zona climatica, cambiano anche i parametri, ma si possono raggiungere valori compresi tra 1,2 e 2,2 kg di CO2equivalente al mq.
Inferiori fino a 4-10 volte rispetto ai materiali sintetici più comuni, i quali sono compresi tra 4 e 20 kg.
Differenza tra materiali isolanti naturali e sintetici
Se dobbiamo fare una comparata dal punto di vista economico, i materiali naturali hanno un valore più alto in ogni zona climatica, per via del maggiore costo iniziale stimato.
Ma l’indice di ENEA ha evidenziato la convenienza di questi materiali nel tempo. Con l’aumentare del fabbisogno energetico degli edifici, essi risultano paragonabili ai materiali isolanti tradizionali.
Valutando i materiali isolanti termici dal punto di vista energetico, economico e ambientale si potrà in futuro avere una visione di insieme sulla ristrutturazione edilizia che si andrà ad effettuare per intervenire sull’efficienza energetica degli edifici.
Si andrà a capire quindi come scegliere i materiali isolanti da utilizzare dal punto di vista economico, ambientale ed energetico.
L’isolamento termico o cappotto è uno dei modi per riscaldare casa nei mesi freddi per contenere le spese, ma utile anche per risparmiare in bolletta insieme ad altri interventi per l’efficientamento energetico come il fotovoltaico o il riscaldamento a pavimento.
Nonostante che la Commissione europea intenda tirare dritto e procedere a testa bassa verso il blocco della produzione di caldaie a gas a partire dal settembre 2029, tra gli Stati membri iniziano a crearsi le prime fratture.
Le divisioni, tra favorevoli e contrari alla misura, sono emerse con forza durante il consultation forum tenutosi a Bruxelles, e al momento sembra molto difficile arrivare a una mediazione.
Cosa può accadere
Il focus è andato sulle bozze dei regolamenti Ecodesign ed Energy labelling relative ai sistemi di riscaldamento, a causa delle quali dovrebbero modificarsi radicalmente i requisiti previsti per la commercializzazione degli apparecchi e la loro etichettatura.
Così come sono state predisposte, le nuove norme potrebbero portare al divieto di produzione delle caldaie a gas in Europa.
Non si tratta di un veto diretto, ma diventa effettivo per la definizione del limite minimo di efficienza stagionale relativo alla categoria delle caldaie, fissato al 115%.
Questa soglia, di fatto, elimina dal mercato ogni genere di caldaia, anche nel caso di alimentazione con combustibili rinnovabili.
Linea dura dell’Ue
Su questo punto sono nate le spaccature tra gli Stati membri. A spingere in questa direzione è la Commissione europea, la quale punta sostanzialmente a mantenere la linea del RepowerEu con l’obiettivo di affrancarsi dal gas russo.
C’è comunque chi pensa anche alle conseguenze di una scelta del genere, opponendovi con forza.
A seguire la linea della Commissione sono state soprattutto delle organizzazioni non governative (come l’European environmental bureau e l’Environmental coalition on standards) e alcune associazioni dei fabbricanti di pompe di calore (come l’European heath pump association e l’European partnership for energy and the environment).
Tra gli Stati membri favorevoli risultano invece Belgio e Danimarca.
I contrari
Più nutrito il gruppo dei contrari, tra cui le associazioni dei costruttori edili (European builders confederation), quelle dei fabbricanti multitecnologici (European heating industry) e l’intero comparto dei combustibili liquidi/gassosi (come Marcogaz, Eurogas, Eurofuel).
Gli Stati membri che si oppongono, con l’Italia in testa, al momento risultano essere Slovacchia, Romania, Croazia, Repubblica Ceca. Perplessa anche la Germania, che non si è tuttavia ancora sbilanciata ufficialmente.
Posizioni ufficiali
Da oggi scattano 8 settimane di tempo per la consultazione, al termine delle quali dovrà emergere esplicitamente la posizione assunta da ogni Nazione europea, tra favorevoli e contrari.
Una volta chiusa la procedura e fissati i punti dell’intervento, ci sarà il voto del Parlamento e del Consiglio, che non avranno facoltà di modificarne il testo ma solo di approvarlo oppure di respingerlo.
Seduta negativa per le banche di Piazza Affari, in un contesto di ribassi per i mercati del Vecchio Continente, dove FTSE MIB e IBEX 35 perdono l’1,5%, mentre CAC 40 e DAX cedono l’1% e lo 0,7%.
A Milano, dopo i recenti guadagni Intesa Sanpaolo (BIT:ISP) e UniCredit (BIT:CRDI) cedono il 3,8%, mentre Banco Bpm (BIT:BAMI) e Monte dei Paschi (BIT:BMPS) sono l titoli con i ribassi più pesanti pari a circa il 5%.
In generale, l’indice FTSE Italia All Share Banks cede oltre il 2%, in linea con le vendite registrato in Europa su titoli come BBVA (BME:BBVA) o Barclays (LON:BARC).
Su UniCredit ricordiamo che la banca di Gae Aulenti ha comunicato il rimborso anticipato del bond AT1 da 1,25 miliardo alla prima call date del 3 giugno, precisando di non avere “nessuna necessità di emettere strumenti di questo tipo nel prossimo futuro”.
Con le trimestrali degli istituti italiani che verranno pubblicate tra il 3 e l’11 maggio, l’attenzione è rivolta alla tenuta del settore dopo il crollo di Credit Suisse e all’impatto positivo dell’aumento dei tassi sul margine d’interesse, anche in seno all’ampio spread in vigore in molti istituti tra il costo dei prestiti e il tasso sui depositi offerti ai clienti.
In questo senso, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel question time alla Camera ha detto che il governo “non può trascurare la dinamica in atto sul sistema bancario italiano che, a fronte di un aumento dei tassi sugli impieghi per effetto della politica monetaria restrittiva della Bce, non adegua anche la remunerazione dei depositi della clientela”.
Il ministro ha poi ricordato i “significativi miglioramenti” della redditività delle banche dovuto all’aumento del margine di interesse, ma questo, ha sottolineato il ministro, “non sta trovando un altrettanto solerte adeguamento degli interessi riconosciuti alla clientela sulla raccolta”.
Quanto allo stato di salute del sistema bancario, il titolare del Mef ha ribadito che il livello di solidità raggiunto dale banche italiane dovrebbe metterle al riparo dagli impatti della crisi di Credit Suisse e Svb.
Tornando ai mercati, un trader anonimo citato da Reuters ha affermato che “le banche italiane hanno performato meglio e ora sono più colpite dai realizzi”.
Non giovano, ha aggiunto, le indiscrezioni su un possibile contributo di solidarietà al vaglio del governo a carico delle banche per finanziare provvedimenti di sostegno alle famiglie.
Il più giovane, il più forte con il sangue sulla faccia e la croce delle braccia disarmate dalla morte, fu sepolto in questo prato con le stelle di soldato, senza bara né sudario, senza un fiato di preghiera, sotto un po’ di terra nera che somiglia al Tuo Calvario. Diciott’anni andò alla guerra e sua madre l’aspettò. Or non ha più gente in terra che gli dica un paternostro e il suo nome scritto a inchiostro sotto il sol si cancellò. L’ha falciato la mitraglia come un filo d’erba dritto: era un giovane coscritto, non pensava alla medaglia. Se la terra l’imbavaglia, io per lui ti pregherò. Diciott’anni, o mio Signore, sono belli da portare. Com’è bella da donare questa vita quand’è in fiore Ora il fante contadino disarmato dalla morte dorme un sonno di bambino coricato alle tue porte. O Signore, tu lo puoi; dagli il cielo degli eroi.