Giornata della Memoria – I Pirati di Edelweiss: i Giovani che sfidarono Hitler ballando il Jazz
Una banda di adolescenti amanti della musica e del look all’americana non è quanto ci si attenderebbe da un gruppo in grado di affrontare la gioventù hitleriana nazista.
Ma nella Germania del periodo che precedette la seconda guerra mondiale, l’irreggimentazione diede involontariamente il via a un grande numero di bande di adolescenti che picchiavano i membri della gioventù hitleriana, facevano graffiti anti-nazisti nelle stazioni ferroviarie e ascoltavano il jazz.

Questi ragazzi, di età compresa fra i 14 e i 17 anni, venivano definiti dalla Gestapo “Pirati di Edelweiss”, una sottocultura di ribelli al sistema tedesco pensato dal partito Nazionalsocialista.
Essi avevano evaso la gioventù hitleriana lasciando la scuola (che era obbligatoria fino ai 14 anni) ed erano ancora abbastanza giovani da evitare la coscrizione militare, che era obbligatoria soltanto dai 17 anni in poi.
Quando l’adesione alla Gioventù Hitleriana divenne obbligatoria, nel 1936, migliaia di giovani, in particolare di Colonia e delle famiglie della classe operaia, non vollero entrare a farne parte.
La rigida organizzazione, che era praticamente militare e segregata per genere, non si sposava per nulla con il loro stile di vita da adolescenti frequentatori della strada, che ascoltavano il jazz e lo swing e cui piaceva flirtare con il sesso opposto.

Secondo un funzionario nazista nel 1941, “Ogni bambino sa chi sono i pirati di Kittelbach. Sono ovunque; ce ne sono più di quanti siano i giovani di Hitler… Hanno picchiato le pattuglie… Non prendono mai un “no” come risposta“.
La musica jazz era considerata “degenerata” dall’ideologia nazista, perché veniva spesso eseguita da musicisti neri ed ebrei e promuoveva l’amore libero.
Anche i viaggi non autorizzati erano rigorosamente illegali all’epoca, e quindi i Pirati di Edelweiss facevano esattamente l’opposto: organizzavano dei campeggi in montagna, nascondendosi nelle foreste per ascoltare musica, cantare e avere rapporti con l’altro sesso.

Nella città di Essen un’altra banda adottò il nome Farhtenstenze, “I Tipi in viaggio”.
Un sottogruppo chiamato Navajos a Colonia, scrisse una canzone che diceva:
Des Hitlers Zwang, der macht uns klein,
noch liegen wir in Ketten.
Doch einmal werden wir wieder frei,
wir werden die Ketten schon brechen.
Denn unsere Fäuste, die sind hart,
ja — und die Messer sitzen los,
für die Freiheit der Jugend,
kämpfen Navajos.
Che, tradotta, recita più o meno così:
La forza di Hitler ci rende piccoli,
siamo ancora legati in catene.
Ma un giorno cammineremo di nuovo in alto,
nessuna catena può trattenerci.
Sono duri i nostri pugni,
Sì! – E coltelli ai nostri polsi,
affinché i giovani siano liberi,
I navajo lottano.
Oltre questi c’erano anche i “Ragazzi dello Swing”, un gruppo di studenti delle scuole superiori che ammiravano lo stile di vita britannico e americano.
Si trovavano a ballare in dei club o in sale in affitto, con i ragazzi che indossavano spille della Union Jack e le ragazze gonne corte, mettevano il rossetto e tenevano i capelli sciolti anziché nelle classiche trecce alla tedesca.

Quando il partito nazista salì al potere il loro stile divenne una dichiarazione di avversità politica.
Quindi, i Pirati Edelweiss volevano ribellarsi, i “Tipi in Viaggio” cercavano l’avventura e i “Ragazzi dello Swing” volevano solo ballare, ma tutti loro condividevano l’obiettivo comune di evitare la subordinazione alla Gioventù Hitleriana per affermare la propria identità giovanile.
< Tutto questo non passò inosservato >
In un fascicolo della Gestapo si trovavano già 3.000 nomi alla fine degli anni ’30, nella sola Colonia.
In termini numerici questo significava che questi ragazzi rappresentavano un potenziale di resistenza molto più grande di qualsiasi altro gruppo di opposizione composto da adulti.
Le azioni del dissenso furono disorganizzate, e andarono dalla scrittura di graffiti tipo “Abbasso Hitler!” o “Medaglie per Omicidio”, al lancio di mattoni nelle finestre e al sabotaggio di automobili di funzionari nazisti.
Nei progetti c’era anche di far saltare in aria il quartier generale della Gestapo a Colonia, ma non se ne fece mai nulla.
< Durante la guerra i Pirati di Edelweiss aiutarono le forze alleate nella conquista della Germania e soccorsero i soldati tedeschi disertori, nascondendoli alle autorità >
Nonostante si possa vederli come partigiani, in realtà la maggioranza dei Pirati di Edelweiss non si considerava tale, e lottava per rivendicare un po’ di autodeterminazione e libertà.
Naturalmente sia i membri della Gioventù Hitleriana sia la Gestapo li braccarono.
Le pattuglie della Gioventù Hitleriana facevano irruzione nei campeggi o nelle sale da ballo segrete.
Di contro, i Pirati facevano le imboscate ai ragazzi di Hitler per picchiarli e umiliarli.
La persecuzione di questi gruppi di adolescenti prese tutt’altra piega quando venne coinvolta la Gestapo. Uno dei capi dei Navajos, Jean Julich di 15 anni, fu torturato per quattro mesi.
Un altro ragazzo di 16 anni fu giustiziato mediante impiccagione in pubblico, naturalmente senza processo.
La risposta nazista all’edelweißpiraten fu relativamente leggera prima della guerra, perché questi gruppi erano visti come dei ribelli minori e non erano schierati politicamente.
Con l’avanzare della guerra le attività di alcuni pirati divennero più estreme, e di conseguenza anche le punizioni.
Il 25 ottobre del 1944 Heinrich Himmler ordinò una repressione del gruppo e nel novembre dello stesso anno tredici persone, i capi dell’Ehrenfelder Gruppe, furono impiccati pubblicamente a Colonia.
Alcuni di questi erano ex Edelweißpiraten. Gli Edelweißpiraten impiccati comprendevano sei adolescenti, tra cui Bartholomäus Schink, chiamato Barthel, ex membro dei Navajos locali.
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Articolo più che mai interessante. Buon fine settimana. Ciao, Marco
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Grazie molto gentile.
Contraccambio Giovanni
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De haber sido una étapa muy complicada para estos jovenes (los Piratas de Edelweiss) haber vivido la tirania nazi en su mayor explendor. Deja esa sensación que fueron previligiados por tener esa fuerza de voluntad para poner imponer sus crenecias bajo ese regimen inhumano que les toco vivir. Realizaron una labor de heroes para perservar la libertad que les habían arrancado de manera muy cruenta. Un buen artícula que nos hace remomerar esa guerra que nunca quisieramos que vuelva ocurrir.
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Concordo.
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Complimenti
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