Etichettato: WASHINGTON

Armi Nato all’Ucraina per attaccare la Russia, cosa potrebbe succedere? Dalla svolta per Kiev all’escalation mondiale: gli scenari


Il segretario generale della Nato non usa giri di parole. In un’intervista, Jans Stoltenberg invita apertamente i membri dell’Alleanza atlantica a far cadere il divieto di usare le armi fornite all’Ucraina per colpire obiettivi militari in Russia.

Un messaggio rivolto a tutti i Paesi coinvolti nell’invio di armamenti, ma che risuona soprattutto tra le fila dell’amministrazione di Joe Biden. Che qualche settimana fa, con il segretario di Stato Antony Blinken, aveva già avanzato la possibilità di estendere il raggio di azione delle armi fornite a Kiev.

Lo scenario

Washington è sempre stata fermamente convinta che l’Ucraina non debba usare le sue armi per prendere di mira la Russia. Ma emergono secondo cui il Dipartimento di Stato stia spingendo per un cambiamento alla luce della nuova offensiva nella regione di Kharkiv.

Durante una visita a Kiev il 15 maggio, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha lasciato intendere che potrebbe essere il momento giusto per consentire all’Ucraina di utilizzare i sistemi d’arma statunitensi per colpire obiettivi oltre confine, affermando: «Non abbiamo incoraggiato né consentito attacchi al di fuori dell’Ucraina, ma alla fine spetta solo a Kiev prendere decisioni su come condurre questa guerra».

Cosa è cambiato

La linea ufficiale non è cambiata, tuttavia il superamento della limitazione sull’uso da parte di Kiev dei sistemi d’arma statunitensi segnerebbe un punto cruciale nel conflitto.

Nonostante le difficoltà dell’anno scorso, Kiev ha sempre rispettato questa regola, consapevole che la violazione potrebbe compromettere il sostegno straniero.

L’Ucraina ha già condotto attacchi in profondità all’interno della Russia utilizzando le proprie armi, compresi i droni, che hanno ostacolato in modo significativo la produzione di carburante russo e hanno anche preso di mira Mosca. Kiev però dispone di risorse limitate.

La difesa

L’utilizzo di armi di fabbricazione occidentale, come spiega un approfondimento di Novaya Gazeta Europe, consentirebbe all’esercito ucraino di aumentare il ritmo degli attacchi, limitando potenzialmente la capacità della Russia di lanciare offensive.

«In definitiva, non è garantito che consentire all’Ucraina di utilizzare armi occidentali contro obiettivi in Russia sposti notevolmente l’equilibrio strategico complessivo. Interromperà le linee di rifornimento, le strutture di comando e gli hub logistici russi, riducendo così l’efficacia delle operazioni militari russe in Ucraina.

Ma ciò non modificherà sostanzialmente gli equilibri di potere», sostiene Christopher Morris, docente dell’Università di Portsmouth.

Tensione Russia-Nato

Armi come i sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità (Himars) sono efficaci, tuttavia secondo Morris è improbabile che alterino drasticamente «lo scenario di quella che è diventata una brutale guerra di logoramento».

Le mobilitazioni successive hanno aumentato il numero di uomini in combattimento del 15% dall’inizio della guerra, numeri che l’Ucraina non è in grado di eguagliare.

«Ma l’uso di armi occidentali per colpire il territorio russo avrebbe implicazioni geopolitiche altamente impattanti.

Potrebbe portare a un aumento delle tensioni tra la Russia e i Paesi della Nato che forniscono le armi.

Il rischio di un’escalation è una seria preoccupazione, soprattutto considerando il ripetuto ricorso da parte di Vladimir Putin a minacce nucleari volte ad alimentare le paure occidentali», sottolinea Morris. Per il quale «il rischio di errori di calcolo e di conseguenze indesiderate non può essere trascurato.

Colpire il territorio russo potrebbe provocare una risposta forte e forse imprevedibile da parte della Russia».

Le minacce nucleari

Per il docente le minacce nucleari del Cremlino, sebbene spesso siano considerate spacconate, «non possono essere del tutto ignorate, soprattutto se lette in risposta agli attacchi diretti alla loro patria intesi come una minaccia esistenziale».

In tal caso, la dottrina militare russa consente l’uso di armi nucleari. «Colpire i nostri obiettivi da parte degli americani significa iniziare una guerra mondiale. E un ministro degli Esteri, anche di un Paese come la Polonia, dovrebbe capirlo», ha scritto su X Dmitrij Medvedev, numero due del Consiglio di sicurezza di Mosca, replicando al ministro polacco all’indomani delle parole del segretario generale della Nato Stoltenberg che ha invitato gli alleati a togliere il divieto per Kiev di usare le forniture militari atlantiche in territorio russo.

Intanto la Repubblica Ceca sta «lavorando» per concludere gli acquisti di munizioni destinate all’Ucraina nell’ambito dell’iniziativa lanciata da Praga e «penso» che le prime «saranno fisicamente sul territorio ucraino in giugno, affinché si possano difendere dall’invasione russa», annuncia da Bruxelles il ministro degli Esteri ceco Jan Lipavsky.

A Bruxelles preparano l’entrata in guerra dell’Europa


Russia e Bielorussia mostrano i muscoli con le esercitazioni nucleari nel territorio di Minsk. Ieri 24 Maggio il presidente bielorusso Lukashenko ha nominato un nuovo capo di Stato maggiore: il generale Pavel Muraveyka, noto per aver minacciato pubblicamente i Paesi confinanti membri della Nato, Polonia e Lituania.

Mosca intanto ha rimosso 25 boe luminose posizionate dall’Estonia sul fiume Narva per delimitare il confine con la Russia. Una escalation di provocazioni.

E nelle stesse ore il primo ministro Viktor Orban dichiara che a Bruxelles sono in corso i preparativi per l’entrata in guerra dell’Europa. “Ciò che sta accadendo oggi a Bruxelles e Washington, o attualmente più a Bruxelles, sta creando l’atmosfera per un eventuale conflitto militare, che potremmo anche descrivere come una preparazione all’entrata in guerra dell’Europa“, ha affermato citato dall’agenzia ungherese Mti.

Il premier ha aggiunto che a Bruxelles sono in corso i preparativi da parte dei gruppi di lavoro su come la Nato possa partecipare alla guerra Russia-Ucraina.

Oggi l’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Joseph Borrell, ha detto: “Trump sulle spese militari ci ha svegliato e aveva ragione, l’ha detto in maniera dura ma aveva ragione.

Noi spendiamo 1,5-1,6% del Pil europeo mentre la Russia spende 6,5% e Usa 3,5% quindi siamo molti lontani dallo sforzo necessario per avere forza nella difesa.

Ma ripeto: ad oggi non c’è una alternativa alla Nato e per molto tempo abbiamo parlato di un dilemma falso”.

E ha sottolineato: “Abbiamo bisogno della Nato e di una strategia autonomia, entrambe le cose: del contributo della Nato e al suo interno bisogna costruire un pilastro forte per la difesa europea, non si tratta di scegliere una cosa o l’altra ma entrambe”.

Sempre in queste ore i ministri degli Interni di Lettonia, Lituania, Estonia, Finlandia, Norvegia e Polonia si sono incontrati oggi a Riga per discutere delle modalità per sviluppare ulteriormente e in modo efficace la protezione civile nei rispetti Paesi.

“Tutta la regione si trova ad affrontare minacce simili coordinate da Russia e Bielorussia: strumentalizzazione della migrazione, attacchi informatici, disinformazione, sabotaggio di infrastrutture critiche e altre minacce ibride”, ha detto la ministra degli Interni lituana, Agne Bilotaite.

“Questo rende necessario coordinare la protezione civile a livello regionale per poter affrontare al meglio eventuali emergenze”.

I ministri hanno condiviso l’obiettivo di esplorare le possibilità di finanziare misure congiunte di rafforzamento delle capacità di resilienza e di risposta a possibili pericoli attingendo alle fonti di finanziamento dell’Unione europea e di organizzare esercitazioni congiunte di evacuazione di massa a livello regionale.

I ministri hanno inoltre discusso della possibile costituzione di un sistema aereo permanente di protezione dell’intera frontiera orientale della Nato attraverso l’utilizzo di un “muro di droni”.